Note Biografiche  


Dino Paccagnella, nato a Padova, affascinato dal mondo dell’arte, a undici anni si iscrive all’istituto P. Selvatico, dove, studiando con i maestri Francesco Pavan e Mario Pinton, si diploma, nel 1970, maestro d’arte in oreficeria. Dal 1970 al 1974, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia e qui, seguito dal maestro Giuseppe Santomaso, si diploma con una tesi sul De Stijl, delineando, così, un ben preciso  percorso creativo nella sua ricerca espressiva. Insegna Disegno e Storia dell’Arte e successivamente Educazione Artistica  nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.  In questi anni approfondisce la teoria del colore e la percezione visiva di Goethe, Kandinskij, Itten, Mondrian, ampliando la propria conoscenza dei maestri dell’astrazione. Dal 1969 espone in  mostre personali allestite in Italia, Norvegia, Siria, e partecipa a numerose rassegne nazionali  suscitando consenso di pubblico e di critica con  riconoscimenti e recensioni dalla stampa specializzata. Le sue opere si trovano in diverse collezioni private in Italia, Germania, Norvegia, Austria, Spagna e Siria. Dal 1970 al 1978 è membro dell’Associazione Italiana Belle Arti di Venezia e del Centro di Cultura Internazionale Jesulum di Jesolo Lido-Ve. 

Viaggio. Tecnica mista su tavola. 1973

In questo periodo il Maestro Virgilio Guidi, commentando una sua opera: “dall’alfa all’omega “ sottolinea la buona composizione ed evidenzia l’abilità cromatica efficace e meditata dell’autore. Nel 1974, a Padova, con i pittori Truls Dhal, L. Caretta, e S. Sonnessa, forma il gruppo Ponte Molino, cenacolo di artisti provenienti da luoghi e culture diversi e instaura un’amicizia proficua con il pittore siriano Ghassan Sayaf. Il gruppo inaugura la Galleria d’Arte “Il Fioretto”  a Padova.

Dall’Alfa all’Omega. Acrilico su tela. 1974

Spazio H. Vernice su tela. 1976

Dal 1990 esegue, su commissione, acquerelli di architetture e paesaggi per pubblicazioni di guide che valorizzano il territorio padovano. Dal 2011 al 2016 frequenta nuovamente l’Istituto P. Selvatico e consegue il diploma di Maestro d’Arte in scultura con i maestri Mario Iral, Rossana Filippi e Federico Soffiato. Durante il percorso di studi, sperimenta le tecniche plastiche con l’utilizzo di creta, pietra, marmo, legno e bronzo; plasma e dà corpo a forme tridimensionali e a tuttotondo che si dispongono naturalmente nello spazio. Nel 2019  entra a far  parte dell’Associazione Culturale Artistica “ Città di Padova ” in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Padova.

Con la mia  pittura realizzo composizioni astratte  utilizzando la tecnica acrilico su tela : tutto ciò che nasce da quello che vivo e mi circonda, si traduce in forma, spazio, colore, luce e suono.  Attualmente uso, diversamente dai classici pigmenti, materiali industriali riciclati; la mia pittura si può definire polimaterica ottengo effetti tridimensionali , tattili e volumetrici. L’originalità e il valore intrinseco delle mie opere sono frutto di una ricerca personale rigorosa nel metodo e meticolosa nelle tecniche.

A Dino Paccagnella

Dal suo percorso di formazione e contemporaneamente l’insegnamento, possiamo dedurre che Dino Paccagnella, non ha mai tralasciato lo studio della Forma e Figurazione di Klee, la Teoria del colore di Kandinskij  e di Itten,  tanto che in tempi hpiù recenti, ne ha interpretato in maniera “giocosa”, alcune composizioni su sedie, chiamate OggettoSoggetto , in omaggio ad artisti come Kandinskij, Mirò, Mondrian.

 Questi studi, dicevo, hanno creato le solide basi per una ricerca personale che dopo le esperienze evocative fine anni ’70 e 80,  si concretizza nel 2019 in una nuova stagione  che re-inventa la realtà e ne racconta la potenza emotiva attraverso forme geometriche, colori e segni.

Lo vediamo in Spazio violato  2019:   in un cielo cosparso di vapori bianchi, si insinuano dai margini, delle ferite, angoli acuti, quasi lame appuntite di colore nero che  squarciano la serenità, senza rompere però l’insieme equilibrato, quasi a ricordarci che difficilmente esistono cieli incontaminati e imperturbabili ma che possiamo resistere alle tempeste.

La strada è aperta a suggestioni e riflessioni che fanno parte del suo vissuto. Così Dialogo? e Ritorno del blu , con un chiaro omaggio ad uno dei suoi Maestri G.Santomaso e Madrigale spagnolo dedicato alla musica, in particolare al canto, che ha praticato per molto tempo.

 Anche la natura viene interpretata attraverso composizioni geometriche:  gli elementi si intersecano in un gioco di ritmo e colori che possono prefigurare un possibile paesaggio, un’architettura ideale, senza però eccedere  in quello che potrebbe essere scontato. E sono le opere legate alla stagione autunnale, composizioni che riflettono non solo lo stato d’essere ma del divenire, come il bellissimo : Autunno primavera dell’inverno  dove l’artista ci ricorda che “tutto scorre” e “si trasforma”.

Il sentire la realtà per Paccagnella, significa anche far memoria, attestare e ribadire ciò che è stato, non dimenticare, come nell’opera Aquilone dove il chiaro riferimento alla schoah, si traduce in un volo di elementi che vengono inghiottiti in un fumo denso e vorticoso ottenuto con una trama di segni a carbone. Una pietas che non ha bisogno di parole ma che si percepisce in una combinazione delicata, ma decisa, che accoglie il dramma.

 Lyonel Feininger, pittore di origine tedesca vicino all’espressionismo fouves scrisse: “L’umanità è l’unica cosa che mi interessa. Non posso fare nulla senza un caldo sentimento umano”

Io credo che queste parole si adattino molto bene al nostro artista che affronta tematiche attuali come la guerra: in Bagliori nel delirio dell’annientamento, il viola inquietante diventa presagio tragico tra lampi e l’architettura compositiva che sembra gridare.  Il problema ecologico, l’acqua contaminata, il mare discarica, altri soggetti delle  composizioni  vengono affrontati con scarti polimaterici  di valore plastico e riconoscibile  come Mare violato e Salviamo il futuro che volutamente provocano e inquietano, quasi a scuotere l’indifferenza a cui ci stiamo abituando. 

Altre composizioni sono invece molto raffinate ed eleganti come White on White, Absolute redRespiro veneziano, dove un unico colore declina le tonalità attraverso lo spessore e la diversità di materiali,  e alcune più  intime,  affettive dedicate alla nipotina.

Attraverso queste esperienze è chiaro che Dino Paccagnella aspira ad un riscatto umano, cerca una sua Via per l’infinito, come da titolo di una sua opera, perché la tensione spirituale che sente deve trovare ragione e compimento in qualcosa di visivo e leggibile. Ecco allora che la geometria e la rigorosità compositiva attraverso forme e colori fondamentali trova soluzioni che assumono un carattere simbolico come Dialogo filiale e Circuminsessione che nell’intersecazione di tre figure, quadrato cerchio e triangolo rappresenta la Trinità, dove ogni persona sta nell’altra. Anche qui però non c’è solo rappresentazione ma desiderio e certezza che solo insieme si arriva alla completezza.

L’attrazione verso la materia porta Paccagnella a frequentare ancora una volta l’amato Istituto d’Arte Pietro Selvatico per conseguire il diploma di Maestro d’Arte in Scultura e riprendere quindi quella passione di sentire e lavorare la materia già praticata nel precedente corso di oreficeria. Sperimenta  le tecniche plastiche con il legno, la terracotta, la pietra  e il marmo: da un figurativo classico e di studio come Volto, Maschere , passa a Maternità con tagli che potremmo definire cubisti e poi a semplici forme che disposte a tutto tondo seguono l’inclinazione naturale della materia e un suo dilatarsi nello spazio per coglierne l’essenza espressiva che fa dimenticare il soggetto. Bellissimi esempi sono: Pieghe, in marmo nero e Venere distesa, in marmo rosa.

Una dovuta attenzione merita la scultura Discernimento, un bronzo ottenuto dal calco del volto e dell’avambraccio dello stesso artista, (pratica molto usata in passato e che richiede attenzione e capacità). Il risultato compositivo è il volto che si specchia sul palmo della propria mano. Lo studio che ha preceduto l’esecuzione è altrettanto interessante: in un piccolo quaderno si susseguono schizzi e appunti che riguardano Le metamorfosi di Ovidio e potrei dire che già questa prima fase è un’opera in sé perché analizza la mutevolezza e il divenire che attraverso lo sviluppo di pensiero e forma porta a compimento di quello che sarà l’opera. L’artista attraverso la lettura del mito e della storia di Ovidio ci fa capire che è indispensabile  guardarsi in faccia, capire i propri cambiamenti, distinguere e appunto discernere. Questa scultura la definirei contemplativa, perché oltre all’espressività del volto e della mano, richiede tempo per essere capita e come diceva Kandinskij: “ogni opera è figlia del suo tempo e spesso è madre dei nostri sentimenti”.

Un’opera che suscita interrogativi, come in definitiva dovrebbe essere l’arte, ma che  proprio attraverso il linguaggio artistico, si avvale di un valore “la bellezza”.  Non come termine di consumo o utilitaristico, ma come direzione, come via e non come meta. Bellezza anche come enigma e contraddizione, che da elementi discordanti porta all’armonia, alla proporzione, all’equilibrio dei rapporti. Bellezza che si fa sentimento  e che solo così trova compimento.

Di questo io credo, parlino le opere di Dino Paccagnella, del sentimento che nutre le sue composizioni, del sentimento che trasmette la materia, del sentimento che guida il suo percorso di uomo e di  artista.       

Michela Modolo - Creazzo 27.06.2023

Dino Paccagnella - Astrattismo e bellezza lirico-concettuale.

Concepisco il valore di un artista per la sua formazione, la sua dedizione, ma questo non basta. Il suo valore è determinato dal coraggio di inseguire la bellezza nel modo più autentico possibile. Se non è presente la bellezza come aspirazione sempre cercata, l’artista non è completo. Di Dino Paccagnella è molto difficile parlare, ti impegna la mente e devi fare un salto quantico col pensiero. Qualcuno lo ha definito esponente di un astrattismo lirico e sicuramente ne sa più di me. Permettetemi di aggiungere anche astrattismo concettuale. Da quando le scienze esatte hanno spiegato al mondo la materia e l’anti materia, hanno messo in ribaltato la concezione della esistenza. Non hanno però mutato il pensiero sull’arte e sugli artisti perché loro già esprimevano questa dicotomia. Dino è tra questi, con il suo astrattismo spiega la sua bellezza usando un linguaggio che esplora i concetti matematici. Con forme che dialogano in assoluta armonia e una numerologia segreta. Quando l’arte si esprime anche con contaminazioni materiche diventa polifunzionale e indaga il campo delle possibilità. Ecco i mondi paralleli già rivelati. Sta a noi vederli. Colori e forme contribuiscono a formare il concetto di astrattismo che, come ci diceva Atanasio Soldati, è l’espressione della nuova arte. Paccagnella, guidato dal suo maestro, Santomaso, coglie questa provocazione, la fa sua e la rielabora. Sinceramente è un artista di difficile lettura perché talmente immediato da apparire paradossalmente segreto. Del resto non m’importa molto, è la sostanza che conta. Dino non manca mai di dimostralo. Possiamo chiamarlo anche lui maestro? Certamente sì!

Pier Antonio Trattenero - 03/07/2021